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PASTORI DI ORGOSOLO

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𝐏𝐀𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈 𝐃𝐈 𝐎𝐑𝐆𝐎𝐒𝐎𝐋𝐎
𝐑𝐞𝐠𝐢𝐚 𝐞 𝐟𝐨𝐭𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚: Vittorio De Seta
𝐌𝐨𝐧𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨: Fernanda Papa
𝐎𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: Agostino Zutelu
𝐏𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: Le Pleiadi
𝐃𝐮𝐫𝐚𝐭𝐚: 10′

L’immagine di un ampio crepaccio su una maestosa montagna apre il film; quindi un richiamo, un fischio del pastore, ci introduce nel Supramonte dove – sottolinea una didascalia – i pastori contendono alla natura la loro sopravvivenza e quella dei loro animali, capre e pecore. La natura è insomma presentata non già come il giardino dell’uomo ma come perennemente ostile, in estate come in inverno. […]
In De Seta non c’è alcuna contemplazione estatica, né il tentativo di poetizzare l'”alterità” della vita dei pastori di Orgosolo, rispetto ai modelli cosiddetti “civili”. Eppure il racconto dal vero di una giornata qualunque del pastore barbaricino, affidato alle sole immagini e ai rumori naturali, mentre evita ogni discorso sociologico, finisce per isolare una sorta di sopravvivenza estrema di una tipica “wilderness” isolana sul filo della mitologia. Il questo senso il documentario – come il suo gemello ambientato nei paesi a valle del Supramonte, “Un giorno in Barbagia” – è vicino ai modelli flahertiani che coniugavano racconto e documentazione per creare un vero e proprio spettacolo non “finzionale”.
[Gianni Olla, Dai Lumière a Sonetàula, CUEC, 2008]

𝐕𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐃𝐞 𝐒𝐞𝐭𝐚 (1923-2011) Regista e sceneggiatore. Interrompe gli studi di architettura per dedicarsi al cinema, inizialmente come assistente e quindi come aiuto-regista e co-sceneggiatore di Vacanze d’amore (1952) di J.-P. Le Chanois. Nel 1954 esordisce nel documentario con Pasqua in Sicilia, seguito nello stesso anno da Lu tempo de li pisci spata e da Isole nel sole, premiato al Festival di Cannes. Dotato di un occhio indagatore e di una vena stilistico-estetica coltivata sui classici del genere e affinata in modo del tutto personale, rappresenta una delle prime figure di film-maker totale del cinema italiano, che cura personalmente la fotografia, il montaggio, la colonna sonora ecc. Si conferma come grande documentarista con i successivi Sulfatara e Contadini del mare, entrambi del 1955, con Pescherecci del 1957, e soprattutto con Pastori di Orgosolo e Un giorno in Barbagia, ambedue del 1958. È sulla base dell’esperienza con i pastori sardi che nasce il suo primo lungometraggio a soggetto, Banditi a Orgosolo (1961), drammatica radiografia di una civiltà quasi arcaica, esplorata senza alcuna concessione al folclore e alla retorica mélo. […]

L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività previste dalla 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐔𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚 – 𝐂𝐢𝐧𝐞𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐒𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐚𝐫𝐝𝐞𝐠𝐧𝐚 (𝐂𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢, 𝐂𝐚𝐫𝐛𝐨𝐧𝐢𝐚 𝐞 𝐀𝐥𝐠𝐡𝐞𝐫𝐨) per venire incontro al pubblico sardo in questo momento di forte disagio causato dal Covid-19, garantendo in questo modo visibilità all’immenso patrimonio audiovisivo che custodisce.

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